giovedì 1 maggio 2014

da “quellecosestupide”.

Canzone del mese:  L'aquilone - Mary Poppins. Non che sia una novità, ok,  ma vedere Saving Mr. Banks mi ha profondamente commossa. Da troppo tempo non vedevo Mary Poppins anche se, ovviamente, me lo ricordo a memoria. Per sottolineare l'importanza che ha avuto questa canzone posso aggiungere che l'ho impostata come suoneria! Prima, ce n'era una ormai sul podio da 4 lunghi e felici anni. Un'aria barocca. (lacrimuccia di circostanza).

Profumo preferito del mese: quello dell'erba, delle piantee dei fiori che germogliano.

Film preferito del mese: ops, senza saperlo mi sono anticipata. "Saving Mr. Banks" ovviamente.

Telefilm/Programma preferito del mese: non guardo molto la tv e putroppo non stanno dando Criminal Minds in questo periodo. Quindi sicuramente "Crozza nel Paese delle Meraviglie".

Libro del mese: ne ho letto più d'uno, ma quello che mi ha colpita ( leggi -traumatizzata- ) è stato "La verità sul caso Harry Quebert" .  L'ho finito dal parrucchiere e sembrava mi fosse morta tutta la famiglia in guerra.  Per qualche ora sono stata di umore decisamente discutibile. Non dico il perchè nel caso qualcuno volesse leggerlo. Solo, se lo fate, prendetevi del tempo perchè non vi fermerete. Sono 800 pag. e l'ho finito in 4/5 gg.

Accessorio preferito del mese: un fiorellino di legno. Fatto da un artigiano, amico di mio papà, apposta per me. Perfetto, di legno chiarissimo, con un nodo in corrispondenza del pistillo. Meraviglioso e profumato. Peccato che quell'assassina della mia gatta abbia strappato la metà dei petali. Poche volte mi ha fatta arrabbiare tanto!



Scarpe del mese:  le mie decolletè verde muschio. Le ho comprate mi pare nel 2010, ma non le mettevo da anni perchè dolorose. Questo mese le ho riscoperte durante il riordino dell'armadio delle scarpe e ho voluto dargli un'altra possibilità. Fanno ancora male ok, ma sono proprio belle e nel frattempo ho scoperto un plantarino che dovrebbe risolvere i miei problemi !!! Quindi possiamo dire che siano rinate a nuova vita!


Capo d'abbigliamento del mese: più che il capo, la STAMPA del capo. Adoro le stampe floreali così per gioco per 4 giorni di fila ho messo sempre qualche cosa coi fiori. Una gonna, dei collant, dei leggins, delle scarpe. è stato molto divertente!

Cibo del mese: più che del mese, uno dei piatti più buoni che abbia mangiato. Non ricordo bene gli ingredienti, comunque erano delle specie di panzerotti ripieni di torrone, su una fonduta ( forse ) di castelmagno e aceto balsamico.
Una cosa d.i.v.i.n.a. Ho poi scoperto che dei giornalisti capitati lì per caso erano poi tornati con una trasmissione di cucina per fare un servizio solo su quelli. e ci credo cribbio!!!



Foto del mese: lo strenuo tentativo della mia gatta di impedirmi di studiare. mi ha distrutto un fiore di legno, però la amo! nessun filtro.




sabato 26 aprile 2014

la chiamano "scrittura terapeutica"

avere il ciclo vuol dire fare i capricci.
avere il ciclo vuol dire sentirsi un inutile fantoccio.
avere il ciclo vuol dire sentirsi bruttissima.
avere il ciclo significa desiderare di avere i capelli rapati a zero per non doverci convivere.
avere il ciclo vuol dire non star male da esser moribonda, ma nemmeno bene da fare le solite cose.
avere il ciclo vuol dire pretendere di sentirmi come se indosso avessi l’abitino sexy di Jessica Rabbit, le scarpe col tacco della Jimmy Choo e il trucco di Elizabeth Taylor restando in pigiama e sotto la coperta di pile.
avere il ciclo vuol dire voler fare un sacco di cose e non farne nessuna.
avere il ciclo vuol dire volere disperatamente coccole, ma pretendere di esser lasciata in pace.
aver il ciclo vuol dire aver fame di una marea di schifezze, ma non mangiarne nessuna.
avere il ciclo vuol dire invidiare tutti quelli che sono all’aria aperta passeggiando, correndo e cantando con le braccia in aria e non allacciate intorno all’utero.
avere il ciclo vuol dire sforzarsi di esser amichevole con il prossimo quando invece penso “adesso ti do un pugno”.
avere il ciclo vuol dire scandagliare mentalmente il guardaroba per cercare i vestiti più pigiamosi possibili che però salvino l’apparenza.
avere il ciclo vuol dire vestirsi pensando “no no no nonlovogliofare no”.
avere il ciclo vuol dire togliere le mani da intorno alla pancia ed impugnare il violino pensando “no no no nonlovogliofare no”.
avere il ciclo vuol dire suonare il meno possibile, il più lento possibile, usando meno arco possibile, più al tallone possibile.
avere il ciclo vuol dire litigare con tutti quelli con cui, nell’arco del mese, avevo inghiottito un rospo ( e anche con qualche povera anima innocente in più ).

avere il ciclo vuol dire chiedermi, ogni dannatissima volta, se millenni di evoluzione non potevano approdare a QUALCOSA DI MEGLIO.

sabato 1 febbraio 2014

COSE CHE MI RENDONOO FELICE

• la primavera
• il formaggio fuso
• andare all'opera
• l'odore del polish per pulire il violino
• andare sull'altalena
• cambiare sfondo al cellulare
• l'odore del pane caldo / dei teatri / dei boschi
• comprarmi vestiti colorati
• coccolare le mie gatte
• suonare
• mangiare fonzies e leccarmi le dita
• andare al cinema
• le passeggiate domenicali con mamma&papà
• schiacciare col dito le croste della pizza
• scegliere annualmente l'agenda
• truccarmi
• le montagne
• tutto ciò che è verde
• prendere l'aereo
• le feste in famiglia
• il gelato al lampone
• leggere in giardino
• le biblioteche antiche
• la torta al limone


domenica 13 ottobre 2013

...dove scopriamo come la razionalità tenti di prevalere sul terrore.

L'immagine che vedete è tratta dall'interpretazione di “Una notte sul Monte Calvo” di Modest Mussorgsky creata dalla Disney. 
Avrei voluto mettere il video da youtube, ma "non è disponibile nel mio paese" .

%"$£@°#/&%§* !!!

...dicevamo: questo cortometraggio è uno dei tre cartoni che mi hanno terrorizzata da piccola. 
Non so se riuscirei a suonare questo brano in orchestra, qualora me lo chiedessero.
Alla veneranda età di 25 anni posso dire di essere solo più inquietata ( non poco comunque! ) da questo cartone in particolare e di riuscire a guardarlo lucidamente, capendo perché mi terrorizzasse tanto.
In poco meno di 6 minuti è rappresentato il male puro, quello che non ha scuse né motivazioni.  Il male che non ha nulla da fare, se non esistere. 
Le creature sono scheletri, fantasmi, diavoli con sembianze orribili, occhi senza pupille, ombre minacciose che si estendono sul paesello addormentato. Non compiono alcuna azione malvagia, ma al calare dell’oscurità, si raggruppano e danzano grottescamente. Frustano le loro inquietanti cavalcature, si muovono freneticamente, non hanno uno scopo, non hanno una direzione né una personalità. Sono degli automi che seguono la loro natura e nulla più. Essi vengono manipolati, distrutti e ricreati in diverse forme per il puro diletto del “pipistrellone” ( reminiscenze mie ) che li usa per il suo diletto e a cui non importa assolutamente nulla di loro. 
Sono convintissima che senza il commento sonoro di Mussorgsky queste scene non avrebbero nemmeno un decimo dell’impatto inquietante che hanno. La musica potenzia ogni immagine dandole un significato mille volte più profondo ed incisivo.
Mentre guardavo ed analizzavo ciò che mi aveva tanto spaventata, mi sono chiesta se fosse giusto far vedere ad un bambino queste immagini diaboliche e se avrei permesso ai miei figli di guardarle. 
La risposta è, senza ombra di dubbio, sì.
Le mie motivazioni sono scaturite da vecchi ragionamenti personali che hanno poi trovato fondamento in un bellissimo libro (che consiglio vivamente ) di Bruno Bettelheim “Il Mondo Incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe” .
Ormai su diversi canali televisivi circolano questi cartoni idioti che mostrano un mondo fatto di semplicità, gioia, amore, candore, altruismo, vite perfette e colori pastello…. o, come la vedo io, un mondo che non esiste, con dialoghi ai limiti dell’idiozia, trame insulse, personaggi tutti uguali e disegni raccapriccianti.
Il bambino è piccolo, non è scemo. 
E’ una piccola miniatura di uomo/donna con nell’animo tutte le pulsioni di un adulto, sia buone che cattive. 
Proporgli questo ideale distorto di una realtà in cui esiste solo il “bene” provoca una grande confusione nel suo inconscio. 
Non sa spiegare perché egli provi sentimenti di gelosia, rabbia, frustrazione, tristezza e rischia di sentirsi in colpa per questi ultimi non ritrovandoli nella vita rappresentata del cartone che pare quella “giusta”.
Le persone “buone” non esistono. Esistono le persone in cui “prevalgono i sentimenti buoni” , è molto diverso.
Allora ecco che cartoni come quello del “pipistrellone” hanno un senso.
Raffigurano, ognuno con le proprie metafore, quella che è la vita reale, nel bene e nel male.
A questo proposito, aggiungo il video che continua il filmato perché una delle caratteristiche fondamentali delle fiabe e, di conseguenza, dei cartoni, è il lieto fine.
Al culmine di questo terrificante sabba, la campana della piccola chiesa batte i primi rintocchi. E’ l’alba e con l’alba le ombre della notte e i suoi diavoli si ritirano lasciando spazio al giorno, alla luce e a tutto ciò che dona al bimbo ( e a qualunque spettatore ) l’ottimismo nella vita, la voglia di creare qualcosa di buono e di lottare per i sentimenti più belli che si possano provare.
Grottesco, ma educativo.
Onesto, ma ottimista.
Questi sono i cartoni che servono, che contengono un messaggio ed un insegnamento, che considerano il bambino una piccola personcina intelligente e non un peluche che vive nel mondo dei balocchi.
I miei figli vedranno questi cartoni… ed io con loro.

domenica 18 agosto 2013

...un caffè.

Mi piace osservare le persone. 
Ultimamente il mio Terreno di Caccia è quello di un piccolo bar nel centro di Cogne
Immaginatevi una cornice di montagne, sole brillante, verde intenso, azzurro intensissimo e casine fatte di legno e pietra.
Ecco.
Qui lavoro io, per lo meno durante le ferie.
Facendo decine e decine di caffè non ho potuto ignorare alcune caratteristiche ricorrenti nella specie  "Caffeinomane".

Al primo posto ( senza alcun filo logico ) abbiamo:

IL PURISTA.

La peggiore onta che possa concepire è l’aroma del caffè alterato da altri ingredienti. Rifugge lo zucchero, il latte e, sacrilegio maximo, il cioccolato!
Lui il caffè lo prende senza zucchero, senza nemmeno sporcare il cucchiaino. A volte te lo dice pure:  ”Signorina, risparmi il cucchiaino”. 
E’ incrociato con un gentleman, lui. 
Oltre che bere il caffè puro, ti risparmia anche la fatica di prendere il cucchiaino, lavarlo, asciugarlo e riporlo. 

Lui, a te barista, fa risparmiare un sacco di tempo.


IL CREATIVO.

"Buongiorno, un caffè ristretto, molto caldo, in tazza grande, con un velo di latte tiepido, un cubetto di ghiaccio e una spruzzatina di cacao."
Tempo di preparazione : + infinito.
Lui ha il dono di arrivare sempre quando il bar è pieno, il latte sta finendo, le tazzine sono in via d’estinzione, la gente vuole croissants al cioccolato e ce ne sono solo di vuoti, i cucchiaini sono tutti da asciugare e ti è morto il gatto.
Lui, tu lo odi.


LA DIETISTA.

Doveroso qui fare due sottocategorie.
*La Dietista INTEGERRIMA. 
"Signorina, mi scusi, ce l’ha il dolcificante?" 
Il rigore fatto donna. La certezza della retta via. La spietatezza della guerra contro gli zuccheri. L’occhio sdegnoso/invidioso verso la vetrina dei croissants e chi ne favorisce.
Suddetto dolcificante sarà sciolto in un caffè, possibilmente ristretto. 
*La Dietista ILLUSA.
"Signorina, mi scusi, ce l’ha il dolcificante?" 
…disse davanti ad un cappuccino ed un croissant alla crema.
                              —- nessun commento aggiunto —-
                                      
             
LA COPPIETTA.

"Signorina lasci, basta un cucchiaino solo". 
Loro dividono tutto!!! Cucchiaino, bustina di zucchero e languidi sguardi.
Attenzione però, quando siamo di fronte alla divisione anche del caffè si tratta di una sottocategoria de “LA COPPIETTA”. 
Trattasi de “LA COPPIETTA SQUATTRINATA” caratterizzata da un limite d’età inferiore ai 25 anni (sopra i 25 sono braccine corte e basta ).


L’ALLEGRONE.

"Me lo macchia grappa?" 
Lui è gioioso e presto lo sarà ancora di più.
Lui ha caldo e presto ne avrà ancora di più.
Lui ha le guance rosse e presto le avrà ancora di più.
Lui, 99 volte su 100, ti dirà “Ciao Bimba!” sorridendo e ti starà simpatico.


L’EDUCATO.

"Un caffè!"

…buongiorno! salve! ehilà? che d’è? e la famiglia? tutti bene? fa freschino oggi eh? saluti a casa.
strozzatici col tuo caffè.


L’INVIATO.

"Signorina guardi, son venuto io così evita di venire al tavolo."
Lui è fondamentalmente un buono, è volenteroso e cerca di rendersi utile. 
Ma non è preparato.

"Che gusti ci sono di gelato?" 
"Fiordilatte, fragola, nocc…" 
"ecco ecco, mi scusi. CARLETTOOOO? CHE LA VUOI LA FRAGOLAAA? EEEEEEH? NON TI PIACE? VUOI LA CILIEGIAA? ce l’avete la ciliegia?" 
"no signore, mi spiace" 
"NON CE L’HA LA CILIEGIA!!! DAI DAI, PRENDI LA FRAGOLA CHE TI PIACE! CARLETTO NON MI FARE I CAPRICCI EEH?  CHIEDI ALLO ZIO PINO CHE AMARO VUOLE!"
…e via discorrendo. Questa tiritera, sparata a tutto volume in un piccolo bar, viene ripetuta per bevande, panini, dolci, caffetteria e persino per il bagno.

Lui E’ volenteroso, MA fa solo casino.


IL SEGUGIO.

Il peggiore. Il consumatore più subdolo che tu possa incontrare. Segue il tuo sguardo, ti placca, sa che stai facendo altro, sa di dover ( in teoria ) aspettare il suo turno, sa di essere in torto marcio, ma più di tutto questo, sa che appena lo guarderai, in un momento di distrazione, la sua lingua si muoverà da sola veloce come un VELOCIraptor e ti vomiterà addosso minimo dieci consumazioni differenti, dileguandosi subito dopo ( a che tavolo è andato?!? ) e abbandonandoti in uno stato d’impotenza, rabbia e panico perché delle dieci consumazioni te ne ricordi due e non sei nemmeno sicura che siano giuste.
[N.d.A. il tutto scritto senza altra punteggiatura delle virgole per indicare il climax ascendente di ansia provocato da “Il Segugio” alla barista di turno.] 


Li adoro. 
Perché ( a posteriori ) mi fanno fare grasse risate!!!

giovedì 27 dicembre 2012

La Gioia della Guarigione

…è meravigliosa. Ti fa quasi ringraziare la malattia.
La rinascita inizia con la convalescenza.
Sei ottimista, piena di vita, di speranze, di progetti, di voglia di fare tutto quello a cui hai pensato quando solo metterti seduta sul letto era uno sforzo colossale.
La luce del giorno è magnifica, persino quando è nuvolo.
L’aria fredda ti scuote, ti rigenera.
L’idea di poter tornare a lavorare è galvanizzante.
Puoi di nuovo leggere, studiare, guardare film, imparare, interagire con il mondo.
Puoi stare con le persone, famigliari, amici, colleghi e sconosciuti.
Puoi esporre tutti i tuoi pensieri andando ben oltre soggetto-verbo-complemento perchè non sei più spossata e con un filo di voce. ( di questo forse non saranno tutti contenti !!! ).
Adesso scusate, ho scritto queste righe dal letto in cui ho abitato negli ultimi due giorni, ora vado a vivere.

giovedì 29 novembre 2012

Compagni Di Viaggio

Ieri ho preso per la prima volta il treno Frecciarossa.
Le mie precedenti esperienze ferroviarie sono sempre state, in condizioni più o meno decorose, sui treni ordinari, quelli che definisco affettuosamente “carri bestiame”. 
Una volta svanita la meraviglia per la pulizia, la comodità dei sedili, le prese di corrente personali, il lusso dei monitor informativi di tratta, meteo e orari, ho iniziato ad osservare i passeggeri.
Al 90% uomini&donne d’affari. 
Tutti eleganti. Impeccabili. Alcuni addormentati ( sempre e comunque in posizioni professionali ) altri, annodati tra cavi di alimentatori, caricabatterie, auricolari, snocciolanti grafici e mail.
Mi sentivo quasi fuori luogo, non avevo tacchi, ma sneakers, non ero vestita di grigio, ma di (tanti) altri colori, nelle mie cuffie non parlava nessun datore di lavoro, ma Haydn e tutto sarei riuscita a fare, meno sonnecchiare in modo professionale.
Dalle parti di Milano ho definitivamente concluso che i miei compagni di viaggio, pur professionali, seri, civili e profumati erano anche irrimediabilmente noiosi.
Mi sono ritrovata ad avere nostalgia della signora che, sul carro bestiame della settimana scorsa, mi perforava i timpani con le sue esclamazioni telefoniche in coreano, del vecchietto razzista che proponeva alla moglie di “far fuori” tutti i coloratissimi ragazzi di colore in fondo al vagone, del ragazzo d’affari che, in quanto ancora solo ragazzo, viaggiava con il carro bestiame e dormiva coricato in un’improbabile posizione sul suo portatile.
Ognuna di quelle persone aveva una storia scritta addosso a caratteri cubitali con l’inchiostro dei vestiti, delle movenze, della postura, delle azioni, del tono di voce, del riguardo verso il prossimo e di altri minimi particolari che mi avevano aiutata ad ingannare il tempo del viaggio.
Giocavo a Scherlock Holmes.
Studiavo i loro volti, le loro espressioni e particolarità divertendomi ad indovinare che lavoro facessero, quale fosse il loro status civile e che caratteristiche avesse il loro carattere.
Cercavo di essere libera dai preconcetti. 
L’opinione che mi costruivo, alla maniera dei puzzle, poteva cambiare ad ogni frase o gesto.
Sul Frecciarossa questo non è possibile.
Un dentista, vestito di grigio, sfogliava un catalogo di protesi dentarie, un architetto, vestito di grigio, scrutava un progetto incomprensibile e un non-so-che, vestito di grigio, per 5 minuti buoni ha combattuto una battaglia epica per sgrovigliare il filo del mouse.
Il massimo della trasgressione è stato il mio vicino, vestito ovviamente di grigio, che sfogliava un fumetto di X-Men sull’iPad.
Rassegnata, ho alzato il volume di Haydn e mi sono rintanata nella mia sciarpa verde, sonnecchiando nel modo più computo possibile .